No Profit e Social Media: la ricerca Sodalitas

Cercare visibilità e sensibilizzare alla propria causa: ecco i principali obiettivi che spingono il settore Non Profit ad usare i social media. Lo dice la ricerca Sodalitas “La comunicazione digitale nel Non Profit: usi, rischi e opportunità”, che analizza il rapporto fra il Terzo settore e i nuovi strumenti digitali. Dall’indagine  emerge che grandi organizzazioni (bilancio oltre i 3 milioni di euro) e piccole (bilancio fino a 1 milione di euro) hanno familiarità con i social network e solo l’11% del campione non li utilizza.

Perché usare i social network?
Attraverso i social si mira a ottenere visibilità (80%) e a sensibilizzare il pubblico verso la propria causa sociale (65%). Per quasi ⅓ degli intervistati l’obiettivo è ottenere fondi e donazioni per le proprie attività.
Gli strumenti maggiormente utilizzati sono: Facebook (86%), YouTube (50%), Twitter (47%), Google+ (27%), LinkedIn (23%).

Il 58% delle organizzazioni dichiara di avere un’esperienza d’uso positiva di questi canali. Chi invece ha riscontrato problemi (42%) ha parlato soprattutto di criticità relative al tempo (69%) e alle risorse umane (46%) da dedicarvi. Viceversa chi non è presente sui social network valuta di entrarci presto (74%) ma è in cerca di risorse (57%).

Crowdfunding: un passo da fare
Se l’utilizzo dei social network è quindi piuttosto diffuso e riporta un buon feed back, il punto dolente della ricerca Sodalidas riguarda il crowdfunding. Indipendentemente dall’ampiezza dell’organizzazione, dall’area in cui è attiva, il settore ha ancora poca familiarità con le campagne di finanziamento collettivo. Solo il 19% del campione ne ha realizzata una. In particolare ad utilizzare questo nuovo strumento sono soprattutto le ONG (53%) e le Fondazioni (26%). Inoltre all’interno delle strutture non c’è un ruolo specifico assegnato.

L’obiettivo economico del finanziamento cercato con il crowdfunding, nella maggior parte dei casi contenuto entro i 5.000 euro è stato raggiunto solo dal 29% del campione; indipendentemente dall’esito, l’84% dei rispondenti ripeterebbe comunque l’esperienza. Il crowdfunding è visto positivamente soprattutto perché permette di sfruttare i canali web e social anche per la raccolta fondi (62%). Non mancano però le criticità soprattutto riguardo le resistenze degli utenti al pagamento online (32%), la scarsa disponibilità economica degli utenti dovuta alla crisi (25%), il digital divide (20%).

Nello specifico le Fondazioni (44%) e le ONG (42%) rilevano come maggiore criticità lo scarso supporto da parte delle piattaforme online di finanziamento collettivo. Da notare che: le grandi ONP sono quelle che hanno sperimentato di più il crowdfunding (26%), ma sono anche quelle che hanno raggiunto in meno casi l’obiettivo di raccolta (solo il 18%, contro il 35% delle piccole, sullo stesso obiettivo).

In conclusione
Il Terzo Settore fa un buon uso dei social network attraverso cui cerca soprattutto visibilità (80%) e sensibilizzazione (65%). La frequenza d’uso dei social network non varia proporzionalmente a seconda delle dimensioni dell’organizzazione.

I dati positivi riguardano soprattutto il numero di ONP dotate di un proprio sito web (da 93% a 98%), la presenza delle organizzazioni su Linkedin (da 14% a 43%) e la diminuizione delle Organizzazioni che hanno scelto di non essere presenti sui social (da 12% a 7% rispetto al 2013).
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